L’incendio nella notte tra il 6 e il 7 marzo è stato un episodio duro da superare, anche perché l’alloggio dal quale è partito il rogo è ancora inagibile come anche quelli limitrofi. Il salvataggio di una bambina è un ricordo vivido, come le fiamme che hanno rischiato di inghiottirla dentro quello che è uno dei ghetti più costosi per Roma: circa 2.000.000 di euro l’anno per l’affitto a fronte di una manutenzione, purtroppo, quasi inesistente. In questo mese di maggio il CAAT, centro di assistenza alloggiativa temporanea, è diventato maggiorenne.
Campo Farnia nato 18 anni fa
Nato con il sostegno politico dell’allora presidente dell’ex X municipio Sandro Medici, il progetto abitativo di Capannelle nel VII municipio è il risultato dello sgombero di un palazzo avvenuto ormai 18 anni fa. Centinaia di famiglie vennero riunite in un ex edificio Inpdap con il sostegno di Action e del Coordinamento di lotta per la casa e subito dopo, con l’amministrazione Veltroni, l’edificio divenne un CAAT. Ancora oggi al piano terra del palazzone, dove attualmente vivono circa 250 persone divise in un centinaio di nuclei (soprattutto stranieri provenienti dall’Est Europa e dall’Africa, diversi anche dal Sud America) esistono progetti di welfare e sostegno che fanno di Campo Farnia un luogo diverso, quasi una “buona pratica”.
La chiusura mai arrivata
“Purtroppo da quando Ignazio Marino deliberò la chiusura dei CAAT – spiega Nicola, 65 anni, operatore della coop ‘Stand Up’ insieme a Valentina e Ambra – la manutenzione dell’edificio è diventata sempre più scarsa e si sono ridotti anche i servizi. Nonostante ciò, abbiamo il doposcuola il venerdì, un’aula studio nella biblioteca e il mercoledì è presente anche un’operatrice per chi avesse bisogno di assistenza”. Certo, le cose sono cambiate: “Nel periodo tra il 2008 e il 2012 era molto più ampia l’attività – continua Nicola – venivano anche dei medici per visite specialistiche”.
Assemblea con Zevi durante il “compleanno”
Il 15 maggio l’assessore alle politiche abitative capitolino, Tobia Zevi, ha preso parte a un incontro pubblico all’interno di Campo Farnia, insieme al capostaff Carlo Mazzei, all’assessora al sociale municipale Adriana Rosasco e al consigliere capitolino di SCE, Alessandro Luparelli: “Nell’ultimo anno abbiamo deciso di mettere alla prova la nuova giunta – ammette Nicola – sul tema della chiusura del CAAT. Devo dire che ho notato un ascolto differente e questa assemblea ne è la conferma. Siamo all’apice di un percorso lungo iniziato da tempo e che, in base a quanto ci dicono loro, si chiuderà definitivamente entro i prossimi 4-5 anni”. Dipende da quanti alloggi verranno acquisiti dopo i 120 dell’Inps, ma anche da quanti strumenti previsti dal nuovo Piano Casa saranno applicabili ai nuclei che vivono nei 25 mq mal funzionanti di via di Campo Farnia 100.
Ex residence addio: i ghetti abitativi di Roma chiuderanno entro quattro anni
“Per i bambini questa è casa, nonostante tutto”
“Qui ci sono bambini che vedono Campo Farnia come casa – spiega infine Nicola – per loro abbandonarlo sarebbe un piccolo trauma che va gestito. Qui c’è un’atmosfera che in altri condomini non c’è. Nonostante gli alloggi piccoli, anche messi male, qui loro hanno le amicizie, la quotidianità. Capisco possa sembrare e lo è una grossa contraddizione”.
Commenti recenti