Oltre dieci ettari di aree verdi, in una delle aree di maggiore pregio della capitale, sono state per anni precluse ai cittadini. Ed in buona parte lo sono ancora. Nonostante il comune abbia già provveduto ad espropriarle ed a pagare i vecchi proprietari. Si tratta di terreni ed edifici che si trovano all’interno della Valle della Caffarella, “un comprensorio – per usare le parola di Antonio Cederna – di eccezionale valore storico, archeologico e paesistico”.
Nei quasi 190 ettari che si sviluppano tra via Latina, via dell’Almone e le mura aureliane, la Caffarella offre ai romani vestigia rinascimentali, come il casale della Vaccareccia, importanti resti archeologici, su tutte il ninfeo di Egeria, scorci di agro romano, sorprendentemente conservati a poca distanza dal centro cittadino, ed aree d’indubbio valore naturalistico, molto apprezzate ad esempio dagli appassionati del birdwatching. Tutte queste ricchezze, però, avrebbero potuto essere anche superiori se l’amministrazione cittadina avesse voluto. Perché ci sono aree con affaccio su via Appia Antica o su via della Caffarella, che il comune aveva già acquisito al patrimonio dall’epoca del sindaco Veltroni. Salvo poi “dimenticarsi” di averlo fatto.
La scoperta degli espropri pagati e dimenticati
La storia degli espropri che hanno dato origine al parco della Caffarella è annosa. Una prima tranche venne eseguita nel 1998, con la giunta Rutelli, e fu quella che contribuì a creare l’ossatura del parco. Una seconda invece viene fatta risalire al 2005 ed è quella che non è mai stata del tutto perfezionata. Perché il comune, due anni dopo il provvedimento di esproprio, ha acquisito al patrimonio cittadino le aree ed ha indennizzato i relativi proprietari. Ma poi li ha lasciati “in detenzione precaria” di quei beni. Un apparente paradosso che è stato “scoperto” dal comitato per il parco della Caffarella solo sul finire del 2014. Da allora, grazie alla perseveranza di quei volontari, che a suon di diffide e petizioni hanno incalzato l’amministrazione, la vicenda ha cominciato a seguire un altro corso. Ma la storia è tutt’altro che conclusa.
Le aree con cui ampliare il parco
Quali sono queste aree che potrebbero consentire l’ampliamento del parco? Nel 2014, all’epoca della “scoperta” fatta dal comitato, le zone in questione riguardavano l’attività di un concessionario/officina Hyundai situato al civico 42-44 di via Appia Antica, praticamente difronte la sede dell’ex Cartiera Latina, sede del parco dell’Appia Antica; poi c’era il “sepolcro di Geta”, in via Appia Antica 41. Al civico 27 sempre della stessa strada figurava invece il Vivaio Idea Verde con le relative serre, su cui è in corso una verifica di conformità edilizia. Nelle immediate adiacenze era presente inoltre un sito dove venivano, e sono tutt’ora, coltivati cactus ed allevate testuggini. Ci sono poi terreni occupati abusivamente per uso abitativo e per deposito materiali, nello stesso foglio catastale in cui era presente il vecchio concessionario ed il tempio di Geta (foglio 905).
L’area adiacente il sepolcro
La storia di ciascuna di queste aree, che potrebbero consentire l’ampliamento della Caffarella, è diversa. Come detto ci sono spazi espropriati ed indennizzati ma che sono rimasti a lungo in mano ai vecchi privati. Tra questi spicca l’area adiacente al sepolcro di Geta, un edificio funebre dedicato al figlio dell’imperatore Settimio Severo sopra al quale nel medioevo era stato edificato un casaletto, noto come l’ “Osteria dei Carrettieri”. L’area vicina al Sepolcro, nonostante fosse stata immessa nel patrimonio comunale nel 2007, è stata sorprendentemente oggetto nel dicembre del 2014 di “una donazione a favore di terzi” da parte della vecchia proprietaria. Il rogito, scoperto ed impugnato dal comitato, è stato successivamente annullato. Grazie a quell’iniziativa l’area, 5.500 metri quadrati con accesso dall’Appia Antica, è stata definitivamente sgomberata nel marzo del 2021. Dopodiché é stata concessa all’università di Ferrara dal Mic che l’ha utilizzata per farne uno scavo di tipo partecipativo.
La concessionario sopra il tempio di Marte Gradivo
Altra area espropriata, ma tutt’ora chiusa al pubblico, è quella dell’ex concessionario. L’attività era stata realizzata in uno spazio in cui insiste un fienile settecentesco, con affaccio sulla Regina Viarum. Il sito è di notevole interesse archeologico anche per l’ipotesi che lì potesse trovarsi il tempio di Marte Gradivo. L’ipotesi è stata accreditata dall’archeologa Rachele Dubbini, autrice del saggio “Il paesaggio della via Appia Antica ai confini dell’Urbis- La valle dell’Almone in età antica”. L’area, dopo un lungo contenzioso con l’ex proprietario arrivato giunto fino al Consiglio di Stato, è stata sgomberata il 30 ottobre del 2019. Gli scavi per verificare la presenza templare non sono mai avvenuti né, d’altra parte, l’area è stata messa a disposizione del pubblico.
Per quanto riguarda i due vivai, o meglio il Vivaio Idea Verde, ed il sito dove sono presenti le serre dei cactus e l’allevamento di testuggini, il Comune sta ancora decidendo cosa farne. Non ne viene escluso l’utilizzo “per attività agricole potenzialmente compatibili con l’attività del parco” e, nel caso delle tartarughe, la loro gestione “ad un ente di ricerca”.
Il tavolo permanente per la Caffarella
Il percorso avviato nel 2014, grazie all’impegno del comitato per la Caffarella, finalizzato ad ampliare le superfici del parco, non si è concluso. La decisione dell’assessora all’ambiente Sabrina Alfonsi di attivare un “tavolo permanente” proprio per garantire “la definitiva valorizzazione, la libera fruizione dei cittadini ed il recupero” delle aree che dal 2019 l’amministrazione ha ripreso a recuperare, è stata salutata dai volontari del comitato come “un’importante novità” perché, hanno spiegato, contribuisce “a far chiarezza sul futuro delle varie aree”. Nel frattempo, però, c’è anche una buona notizia che va segnalata.
La buona notizia: c’è un nuovo stagno
Nell’ottobre del 2021 il comune di Roma ha firmato un protocollo d’intesa con l’ente parco dell’Appia Antica in virtù del quale sono cedute a quest’ultimo in comodato d’uso gratuito delle particelle catastali che rientravano tra gli espropri realizzati durante l’amministrazione Veltroni. In quel modo “sono stati recuperati 40mila metri quadrati – ha spiegato il Comitato – che erano stati affittati all’azienda agricola appia antica”. Lì, nel 2022, è stato realizzata un’area umida, un nuovo stagno. L’area circostante, in particolari occasioni come quella di domenica 7 maggio, sotto la guida di un responsabile dell’ente parco, è visitabile. Ed è già una buona notizia.
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